Kant


Kant, nella "Critica del Giudizio" attribuisce al bello quattro definizioni in base alle categorie con cui avviene la conoscenza:

  1. Qualità: "Il Gusto è la facoltà di giudicare un oggetto o un modo rappresentativo mediante un compiacimento, o un dispiacimento, senza alcun interesse. L'oggetto di tale compiacimento si chiama bello." (disinteresse: non è collegato alla reale esistenza dell'oggetto rappresentato).
  2. Quantità: (Universalità) "Bello è ciò che piace universalmente senza concetto".
  3. Relazione: "Bellezza è forma della conformità a scopi di un oggetto, in quanto essa viene percepita senza rappresentazione di uno scopo".
  4. Modalità: finalità senza fine: l'oggetto bello non deve rispondere né a scopi utilitaristici né ad imperativi altrui; "Bello è ciò che viene riconosciuto senza concetto come oggetto di un compiacimento necessario". Non si tratta di necessità logica, ma di una necessità che, in confronto al giudizio logico, si deve definire soggettiva e che si fonda sul libero gioco delle facoltà (intelletto e immaginazione). Kant utilizza il concetto di senso comune rielaborato in chiave estetica (“sensus communis aestheticus”). 


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