Platone


“Innanzitutto, qualcosa che è sempre, che né nasce e né perisce, né cresce e né decresce, e inoltre che non è in parte bello e in parte brutto, né a volte bello e a volte no, né bello rispetto a qualcosa e brutto rispetto ad un’altra, né bello in un certo luogo e brutto in un altro, in quanto bello per alcuni e brutto per altri; e né il bello si mostrerà a lui sotto forma di un volto, neppure come delle mani, né come alcun’altra delle parti di cui il corpo partecipa, né come un discorso o come una scienza, né come qualcosa che è in qualcos’altro, ad esempio in un essere vivente, o in terra, oppure in cielo, o in qualcos’altro, ma in se stesso, per se stesso, con se stesso, semplice, eterno”. (Simposio, Platone, 210e-211a)
Platone si distacca dalla visione pitagorica del bello affermando invece che il Bello ed il Bene coincidono, in quanto l’idea suprema del Bene si mostra come Bello nel mondo sensibile attraverso vari livelli di proporzione, ordine e armonia. Per Platone la bellezza sensibile è copia della bellezza ideale, in grado di accendere nell’uomo il desiderio di intraprendere un percorso che ha come fine ultimo la verità e il sommo bene. È intesa quindi come ponte tra il mondo sensibile e quello ideale.

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